Internet è informazione. Il sistema nervoso del grande animale Gaia che ha raggiunto un nuovo livello di evoluzione e di organizzazione. Informazione è potenza. La potenza è nulla senza controllo. E qui arriva il problema. Informazione non è conoscenza. Per trasformare informazione in conoscenza ci vuole un filtro. Questo filtro si chiama cultura. L’assimilazione di informazione è cosa immediata. La trasformazione dell’informazione in conoscenza è lenta. Per la prima basta un click. La seconda richiede tempo e impegno. Una buona percentuale degli utenti della Rete cercano solo informazione, ma pensano poi di scaricare conoscenza. E l’informazione oggi scorre torrenziale, rapida e annoiata, spesso lavando via la conoscenza, otturando i filtri della cultura, e diluendo i suoi contenuti in una marea di banalità. L’informazione scivola via, come quelle famose lacrime nella pioggia. Internet è anche un esperimento. Le reti sociali sono una rivoluzione per i sociologi, che hanno a questo punto materiale di studio per secoli. In genere gli strumenti che richiedono informazioni basiche e quasi vegetative hanno successo, quelli che invece richiedono elaborazione sono spesso totalmente disertati e sottoutilizzati. In molti non commentano la loro opinione in un blog tematico per paura di rivelarsi, di sbagliare, di raccontare la loro prospettiva, di fare sapere agli altri il loro punto di vista. Ma allo stesso tempo magari le stesse persone raccontano su Facebook tutto il proprio privato, senza intimità né cautela. Di fatto non è raro riscontrare un certo successo in quei blog che, per tematiche o per (assenza di) profondità delle riflessioni, “tendono” a un utilizzo da Facebook. E’ bene notare che frequentemente quegli stessi utenti che vivono la realtà attraverso il loro Facebook affermano di non avere conoscenze tecniche per lasciare un commento su un blog o per capirne il funzionamento, quando evidentemente le capacità richieste sono esattamente le stesse. E’ anche bene notare che a un blog può accedere chiunque abbia una connessione in rete, mentre a Facebook può accedere solo una proporzione sempre e comunque inferiore di utenti. E’ soprattutto bene notare che per un blog il suo autore accetta un contratto di condizioni con una azienda privata, ma i lettori non sono tenuti a farlo. In cambio per Facebook ti obbligo, se vuoi conoscere le mie informazioni, a stipulare un accordo con un privato, senza opportunità di scelta: se non accetti le condizioni di una impresa che manco só chi sono e che ci fanno con questi dati, non ti do accesso alle mie informazioni. Abbastanza assurdo. Assurdo nel momento che l’intera società si cala con disinvoltura in questo tipo di marketing sfacciato e surreale. Assurdo quando addirittura le istituzioni fanno lo stesso, lasciando accedere alle loro informazioni solo se accetti l’accordo con una impresa esterna che ha evidentemente fini di lucro.
Lacrime nella pioggia
10 mercoledì Apr 2013
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