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Alexandre Jollien, attenzione, Christophe André, emozioni, intenzione, Matthieu Ricard, meditazione, mente, mindfulness, psicologia
La libertà esteriore che possiamo raggiungere dipenderà dal grado di libertà interiore che avremo acquisito.
Gandhi
Matthieu Ricard è biologo molecolare e monaco tibetano. E’ uno dei referenti mondiali della meditazione mindfuness, da mezzo secolo implicato nell’integrazione tra neuroscienza occidentale e filosofia buddista. Christophe André è psichiatra. Secondo me, uno dei migliori divulgatori su mindfulness e meditazione. La sua esperienza è clinica, ma i suoi libri portano l’attenzione piena nella vita quotidiana di chiunque. Alexandre Jollien è filosofo. Con una seria paralisi cerebrale che gli ha reso la vita abbastanza complicata. Lavora su filosofia e meditazione, a tutti i livelli. Suo è il film, eccezionale e commovente, Beautiful Minds, davvero da non perdere! Questi tre incredibili personaggi ogni tanto si incontrano e chiacchierano, per giorni, in una baita. E registrano quello che dicono. E poi lo pubblicano. In questo caso, l’edizione italiana ha tradotto letteralmente il titolo del libro, mentre quella spagnola ha tenuto l’accortezza di trasformarlo in un “Viva la Libertà“!
Perché di libertà si tratta. Se non sei capace di comprendere e prevedere le tue emozioni, non sei libero. Se rispondi automaticamente ai tuoi impulsi o alle tue reazioni, non sei libero. Se non sei capace di renderti conto dei tuoi sentimenti, dei tuoi vincoli e dei tuoi pregiudizi, non sei libero. Questa conoscenza, questa consapevolezza, è il frutto di una osservazione attenta e continuata, attenta e distaccata, attenta ed esperta. Il minimo comun denominatore di questo processo è quindi l’attenzione, ovvero una capacità cognitiva che limita tutte le altre, perché determina quanto e come siamo capaci di dedicare le nostre risorse mentali a un obiettivo. L’allenamento per sviluppare la capacità attenzionale si chiama meditazione, e non è un caso che i nostri tre autori siano dei veri esperti, in questo contesto. Certamente, questo allenamento è però vincolato a un fattore ancora più limitante, che rende il percorso, benché facile, accessibile a pochi: l’intenzione. E’ un percorso che ristruttura il sistema psicologico, quello neuroanatomico, e quello culturale, ed è quindi lento. Richiede pazienza e dedicazione. Quindi, motivazione. Come dice John Kabat-Zinn, è semplice, ma questo non vuol dire che sia facile. Per imparare ad osservare bisogna voler implicarsi. Il ché suona strano quando uno parla della propria qualità della vita, del proprio benestare, e del benestare di chi ci è vicino. Ma tant’è, e sono in molti quelli che preferiscono vivere la loro unica vita affossati nella propria sofferenza (più grave o più leggera che sia) che accettare di dover intraprendere un cambiamento che implica, necessariamente, un impegno.
Nel libro, comunque, la meditazione appare e scompare, senza accaparrare l’attenzione del discorso, che invece cerca di svilupparsi trasversalmente a problematiche molto distinte e distanti. La prima parte la dedicano agli ostacoli verso una libertà interiore, gli ostacoli quotidiani e quelli psicologici, come la acrasia (debolezza morale), la dipendenza, la paura o l’egocentrismo. La seconda parte parla di una “ecologia della libertà”, indagando l’influenza dell’ambiente fisico, di quello sociale e di quello culturale. La terza parte parla dello sforzo verso una condizione libera, della trasformazione e (qui si!) della meditazione. La quarta e ultima parte esamina il frutto di questa libertà interiore.
Non direi che è un libro facile. La struttura è particolare, perché non è un saggio, ma la trascrizione di tre persone che parlano tra di loro. Questo tipo di stratagemmi letterari a qualcuno facilitano la lettura, ad altri no. Ma decisamente ciò che rende questo libro uno strumento complesso è la densità dei temi trattati, e la loro profondità. E’ davvero uno scrigno, compatto, un vaso di Pandora, che riassume in poche centinaia di pagine tutte le principali difficoltà della vita, così come tutte le alternative che possono essere considerate. Come sempre, il termine “sofferenza” presenta una notevole varietà nel grado di espressione, ma poco importa, perché la stessa esplorazione vale per chi ha problemi seri (incluso clinici), per chi ha difficoltà tollerabili ma costanti e diffuse (stress, emozioni complicate, relazioni difficili, e la solita valanga di dubbi esistenziali …) che a poco a poco gli affannano l’esistere, o incluso per chi avesse una qualità della vita sana e soddisfacente (e qui suppongo che siano davvero in pochi) ma volesse esplorare il modo di essere ancora più autonomo e cosciente della propria realtà. Dovendo dare una opinione, direi che è un libro più adatto a chi già ha navigato a fondo in queste acque, e vuole a questo punto una immersione profonda, un trattamento di impatto. Ma vai tu a sapere … i percorsi personali sono, per definizione, personali, e forse un concentrato come questo può anche essere utile a chi non si è mai posto il problema, ed ha bisogno di una spinta forte per rompere l’inerzia.
Non c’è nessun dubbio sul fatto che questo libro sia un vero regalo, un cofanetto prezioso di segreti e di rivelazioni, che le menti di tre grandi esploratori della vita ci hanno confezionato per accompagnarci verso orizzonti che, da soli, avremmo impiegato troppo tempo per scoprire. E non c’è nessun dubbio anche sul fatto che per assimilare tutti gli aspetti e le prospettive che vengono presentate ci voglia molto tempo. E poi molto di più per far si che quelle prospettive si possano integrare nel nostro modo di essere, e nella nostra sfera quotidiana. In molti casi sono aspetti semplici, e spaventosamente sensati. Il problema è che sono tanti, e impregnano tutta la struttura profonda della nostra architettura mentale e sociale. Ma si sa, il cammino si può far solo camminando.
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Viandante, sono le tue impronte
il sentiero e niente di più.
Viandante, non c’è nessun sentiero,
Il sentiero si fa camminando.
Camminando si fa il sentiero,
e quando ti guardi indietro
si vede il sentiero che mai più
tornerai a percorrere.
Viandante, non c’è sentiero,
ma soltanto scie nel mare.
(Antonio Machado)