• Bio

La graticola di San Lorenzo

La graticola di San Lorenzo

Archivi tag: Giornalismo

L’inchiostro invisibile

13 venerdì Apr 2018

Posted by Emiliano Bruner in Cultura, Società

≈ 2 commenti

Tag

Divulgazione, Giornalismo, Internet, Libri

Sappiamo bene quanto ci vuole per cambiare usi e costumi di un popolo, a causa di una imponente inerzia culturale che per un lato protegge da oscillazioni pericolose, dall’altro rallenta e frustra molti tentativi di progresso. L’essere umano è fedele all’abitudine, ed è disposto a tutto pur di non doverci rinunciare. Conoscendo la riluttanza quasi catatonica della società ai cambiamenti di prospettiva, non è di fatto sorprendente che, ancora oggi, ci sia una percezione generale che considera più prestigioso scrivere un libro che pubblicare su internet. O scrivere su un giornale piuttosto che su una piattaforma web. Ormai la produzione giornalistica e letteraria si muove su entrambi i fronti, ed è normale trovare un libro o un articolo sia nel formato cartaceo che in quello digitale. Ma, per ragioni economiche e di mercato, in molti casi non è così, e spesso l’informazione si trova solo in pixels o in foglio. Certamente è infinitamente maggiore la quantità di scritti su web che non sono disponibili in un formato fisico, ma ci sono anche molti libri e articoli di periodici e riviste che non finiscono in rete. Il prestigio associato alla carta è parte di un retaggio socioculturale del nostro passato recente, e cozza con due fattori indiscutibili. Primo, una pubblicazione cartacea arriva solo alle librerie o alle edicole, in genere di una ristretta area geografica, mentre uno scritto in rete arriva in tutte le case del pianeta. Secondo, la pubblicazione cartacea si troverà disponibile solo in un dato momento (nel caso delle riviste e dei periodici, un giorno o una settimana), mentre la pubblicazione online sarà disponibile virtualmente per sempre, per lo meno mesi o anni, e in qualsiasi momento di qualsiasi fuso orario. Le differenze nell’efficienza di distribuzione, nel tempo e nello spazio, sono talmente incommensurabili da rendere le pubblicazioni cartacee uno sforzo e un investimento poco attrattivo, per chi abbia come obiettivo quello di comunicare e di rendere disponibile il proprio lavoro. Per quelli che invece cercano un momento di gloria, sicuramente meglio il libro, perché ancora è percepito come medaglia al merito, e perché i documenti digitali in genere non sono autografabili.

Certamente ci sono vincoli che vanno oltre il costume. Per esempio quelli filogenetici: siamo primati, selezionati evolutivamente per “pensare con le mani”, e il nostro sistema cognitivo ha bisogno di “toccare” per poter capire e per poter ragionare. In questo senso, anche se la parola “digitale” viene da “dito” dobbiamo confessare che si riferisce a una realtà dove il tatto si limita in genere ai polpastrelli. Schermi e tastiere sono digitali e digitabili, ma certamente meno tangibili di un libro. Nonostante la quantità risibile di informazione che contiene un libro se lo confrontiamo con un computer, in molte situazioni questa “tangibilità” risulta anche e ancora comoda, come quando viaggiamo o quando abbiamo bisogno di “alterare il supporto informativo” per modificarlo e personalizzarlo, perfezionando il suo ruolo come elemento esterno della nostra memoria e del nostro ragionamento (scrivere note, commenti, sottolineature).

Forse c’è anche una certa diffidenza sul fronte delle garanzie nella conservazione dell’informazione. Un libro si può bruciare o stracciare e perdersi per sempre, ma per cause che possono essere capite, e quindi previste e parzialmente controllabili. Non sappiamo invece quanto durerà un documento digitale, un pendrive o un disco esterno, supporti che un bel giorno, forse domani o forse tra venti anni, per ragioni magico-informatiche che non conosciamo e che non possiamo controllare, potrebbero non essere più leggibili. Senza contare anche le incertezze sul destino dei depositi: un server può contenere moltissima più informazione di una biblioteca, ma è più facile che un bel giorno, per ragioni istituzionali o di mercato, sparisca nel nulla.

Insomma, per qualcuno scrivere per un supporto cartaceo suona a perdita di tempo, perché limita eccessivamente la distribuzione dell’informazione e del prodotto culturale. Per altri, scrivere in internet equivale a non lasciar traccia tangibile del proprio cammino, destinando il contenuto al nulla impalpabile della rete, alle profondità del suo oceano insondabile, e ai capricci delle sue dinamiche imprevedibili. Da un lato dobbiamo riconoscere che ad oggi tablet e computer sono la nostra principale estensione cognitiva, la nostra principale memoria individuale e collettiva, e che le possibilità che offrono questi strumenti hanno cambiato le scale e le misure del sapere. Ma allo stesso tempo non dobbiamo dimenticare che i supporti che hanno dimostrato le maggiori garanzie contro il tempo restano ancora, senza alcun dubbio, la pietra e il papiro.

***

Leggi anche questo post su libri e librerie, e questo sul giornalismo digitale.

Annunci

Giornalismo giornalismo

10 martedì Ott 2017

Posted by Emiliano Bruner in Citazioni, Personaggi, Società, Storia

≈ Lascia un commento

Tag

Giancarlo Siani, Giornalismo

“Da sempre sono esistite e continuano ad esistere due categorie di giornalisti: i Giornalisti Giornalisti e i giornalisti impiegati. La prima è una categoria così ristretta, così povera, così “abusiva”, senza prospettiva di carriera, che non fa notizia, soprattutto oggi. La seconda, asservita al potere dominante, è il giornalismo carrieristico, quello dello scoop e del gossip, quello dell’esaltazione del mostro e della sua redenzione”.

Giancarlo Siani

***

[“Giornalisti-giornalisti”, l’omicidio di Giancarlo Siani]

Onda d’urto

18 venerdì Ago 2017

Posted by Emiliano Bruner in Società

≈ 2 commenti

Tag

attentati, Giornalismo, terrorismo

Viviamo ogni attentato come se fosse il primo, e sperando ottusamente che sarà l’ultimo. Dimentichiamo che l’essere umano si dedica al massacro da sempre, è una delle sue specialità più caratteristiche, marchio di fabbrica di tutta la sua storia evolutiva. L’essere umano è una scimmia aggressiva, possessiva, e assassina, non è una novità, né una visione pessimistica, ma una constatazione etologica. L’Europa moderna, questa degli ultimi decenni, è una eccezione a migliaia di anni di brutale violenza, e per questo dimentichiamo facilmente quel nostro passato recente di stermini e esecuzioni. Facciamo anche finta di non sapere che, comunque, la violenza e lo sterminio ancora rappresentano l’attualità umana in gran parte del pianeta. La novità di questa nuova ondata di attentati è che non fa parte di uno schema o di una strategia vera e propria, ma semplicemente sfrutta il potenziale endogeno di disturbati mentali intrinseco di ogni società. Chiamiamo impropriamente “terroristi” semplici squilibrati, che cercavano solo una scusa qualunque per tirare fuori il loro disagio. Probabilmente lo avrebbero fatto lo stesso, pestando qualcuno a morte in una discoteca o uccidendo qualche familiare, ma in questo caso si sentono giustificati e motivati da una posticcia ideologia politica e religiosa. E, soprattutto, si sentono ricompensati. Quale è la più grande soddisfazione di uno squilibrato se non quella di vedersi celebrare da tutta una nazione? Ancora meglio: sentirsi riconosciuto e temuto da tutto il suo odiato mondo occidentale, quel mondo che non l’ha mai capito e che lo ha sempre emarginato. Si sta continuamente ripetendo, con toni sempre più seri e nervosi, direttamente o con giri di parole, che il peggio che possiamo fare è dare pubblicità e trionfo a questa ottusa violenza. Ma niente, il giornalismo fa finta di non sentire. Non ci vuole un dottorato in comunicazione sociale per capire che l’esplosione mediatica è l’unico vero scopo di questo terrorismo casareccio fatto di mentecatti sciolti, ma sembra proprio che il giornalismo non voglia tenere in conto questa responsabilità. A ogni attentato tutti i canali televisivi, tutte le radio, tutti i giornali, si dedicano integralmente a omaggiare il trionfo delle barbarie. Gli stessi mezzi di comunicazione che normalmente campano vendendo il circo squallido della sottocultura di mercato (calcio, sesso, e gossip) per qualche settimana diventano palcoscenico incondizionato del trionfo insano della violenza. I palinsesti vengono stravolti per offrire una presenza incessante dei dettagli e delle sfumature. Dettagli e sfumature che spesso non hanno nessuna importanza e nessun interesse, se non quello di offrire un intrattenimento macabro al pubblico, ma soprattutto di fornire uno stimolo utile a rinforzare l’ego del prossimo sconvolto che sta valutando l’opzione di immolarsi per avere il suo momento di gloria e di rivendicazione. I giovani sciacalli dell’informazione utilizzano la barbarie per farsi un nome, e i vecchi avvoltoi dei gabinetti di redazione la promuovono per vendere il prodotto ad una società notoriamente morbosa e tribale. E quelli che si trovano nella corrente non fanno altro che seguire il gregge e il suo mercato, per non restare indietro, per non esserne esclusi. Molti usano l’informazione per migliorare la struttura sociale e morale della nostra cultura, e qualcuno addirittura ci muore dietro a questo scopo. Ma, complessivamente, il giornalismo resta uno dei grandi problemi della nostra società. Decide cosa è importante e cosa non lo è, decide cosa si deve sapere ma soprattutto cosa si deve ignorare, orienta scelte ed emozioni delle masse, manipola la loro percezione e le loro conoscenze, marca il passo del mercato, e sfrutta le debolezze del branco per fini politici ed economici. Nel caso specifico degli attentati e di questo terrorismo psicotico, la sua responsabilità è immensa. Niente di nuovo, solo che è triste dover riconoscere che continua ad ucciderne più la penna che non la spada.

Infopatia

26 mercoledì Ago 2015

Posted by Emiliano Bruner in Cultura, Società

≈ Lascia un commento

Tag

Giornalismo, Informazione, Reti sociali

Mecanhumanimal (Henki Bilal)Cirano controllava amore e morte con la spada e con la penna, ma sul lungo raggio la seconda si dice averne ammazzati molti di più che non la prima. Vero o no, non c’è dubbio che l’informazione, oggi più che mai, può essere un mezzo di distruzione di massa. Viene assimilata così com’è, cruda, spesso senza una adeguata cottura né una certa digestione che la possa trasformare in conoscenza. Viene inoculata in tutta la popolazione e in dosi massive, creando flussi incessanti di dati che non vengono spesso nemmeno immagazzinati, ma solo usati per scuotere continuamente una macchina mentale sempre più assuefatta allo stimolo, con una dipendenza costante da dosi sempre maggiori di novità. I livelli di attenzione sono sempre più brevi, le capacità di relazione più limitate, e la necessità di stimolazione fine a se stessa sempre più incessante e invasiva. Le televisioni fanno da sottofondo continuato al quotidiano casalingo, i cellulari avvisano costantemente di nuovi contatti, le messaggerie digitali intasano l’etere di comunicazioni tanto persistenti quanto inutili. Come nel mondo represso e lobotomizzato di George Orwell, dove il ministero della pace si occupava di promuovere la guerra, si chiamano oggi “reti sociali” quei sistemi che stanno inibendo, alterando, edulcorando, e soffocando la capacità di relazione effettiva tra le persone. Le “unità strutturali” dei messaggi si fanno sempre più brevi e superficiali, quasi regredendo a un simbolismo pre-linguistico (lol) che difficilmente può andare oltre un “Io Tarzan, tu Jane”.

Il costante bisogno di stimoli brevi e vacui forse si spiega con la paura del nulla, il terrore di scoprire l’assenza di pensiero, di scoprire il silenzio del non aver niente da dire. Quanto più il corpo è vuoto, quanto più ha bisogno di essere sottoposto a una qualsiasi perturbazione, anche se solo di passaggio. Quanto più la macchina è incapace di pensare, quanto più alza il volume, quanto più alza il volume quanto più la macchina è incapace di pensare. Il frastuono come sollecitazione anestetica, ottundimento acustico, visivo, fisico, e anche informativo. Il rumore assordante di una informazione persistente, fragorosa, incomprensibile nel suo flusso tormentoso, travolgente, ed effimero. Si accetta tutto, purché riempia. E a quel punto la penna, già pericolosa di per sé, diviene micidiale, siringa da inoculazione diretta, endovena spietata, senza mediazione, il farmaco diretto al suo bersaglio.

Chi controlla l’informazione, lo sappiamo, non solo orienta la discussione, ma soprattutto decide cosa merita una discussione, e cosa no. Da sempre, una bugia ripetuta mille volte diventa realtà. E oggi, ripeterla mille volte costa davvero poco. Per lo stesso principio una cosa senza importanza ripetuta mille volte diventa importante. Tendenze e giornalismi, in un momento di assimilazione cruda e incondizionata dell’informazione, invece di analizzare ciò che è importante decidono ciò che è importante. E i clienti comprano le loro dosi, comprano emozioni esterne, in pillole, senza dover stare a farsele da soli. Ma fatti non fummo a viver come bruti ed io, come e da sempre all’uopo, dico la mia, e al fin della licenza sempre tocco, dentro le false righe di questa umana ipocrisia.

Perché non ingrasso gli assi del carro, dicono che sono un trascurato.
Ma se a me piace che suonino, perché li dovrei ingrassare?

E’ troppo noioso seguire e seguire il percorso,
troppo lungo il cammino senza nulla che mi faccia compagnia.

Non ho bisogno del silenzio, non ho nulla a cui pensare.
Lo avevo, tempo fa, adesso non ce l’ho più.
Gli assi del mio carro, non li ingrasserò mai.

(Los ejes de mi carreta, Atahualpa Yupanqui)

Vulgo

18 lunedì Nov 2013

Posted by Emiliano Bruner in Cultura, Scienza

≈ Lascia un commento

Tag

Alicia Rivera, Divulgazione scientifica, El País, Giornalismo

DNAtype (EB)In un recente incontro su scienza e mezzi di comunicazione Alicia Rivera,  una responsabile del settore scientifico del periodico El País, ha richiamato l’attenzione su una differenza sostanziale tra giornalismo scientifico e divulgazione scientifica. Il giornalismo scientifico è il mezzo con cui mettere a conoscenza il pubblico sull’attualità del progresso scientifico. Si tratta di tenere aggiornati i cittadini sullo stato dell’arte per fargli sapere che, a parte esserci una guerra in un posto e una crisi in un altro, tra un tifone che distrugge una società e un folle che distrugge una famiglia, la medicina sta indagando un certo aspetto del cancro, i fisici tengono d’occhio un gruppo di stelle, e gli zoologi hanno scoperto una nuova capacità fisiologica del mammiferi. Il giornalismo scientifico deve mantenere il cittadino informato su quello che sta cuocendo in pentola, senza necessità di farlo entrare nel dibattito o di renderlo partecipe dei meccanismi che ci sono dietro. Invece la divulgazione scientifica deve mettere a disposizione, per chi volesse fare un passo in più, la possibilità di poter essere messo al corrente con maggior dettaglio sulle dinamiche, sulle questioni, e sulle conoscenze attuali di un certo problema associato a un contesto di ricerca. Questi due obiettivi, giornalismo e divulgazione, sono talmente diversi da richiedere professionalità differenti, regole differenti, e metodi differenti. Ed è utile che lo tengano in conto tanto i giornalisti come i ricercatori. Aggiungo io però una terza categoria: l’educazione scientifica. E’ qualcosa che forse viene prima del giornalismo e della divulgazione, come priorità ma anche come fase preliminare. Se il giornalismo scientifico mantiene aggiornato lo stato dell’arte e la divulgazione scientifica ne permette lo sviluppo dei contenuti, l’educazione scientifica rappresenta quella componente previa che deve insegnare al pubblico come interpretare e digerire le informazioni che gli vengono consegnate. Senza una corretta educazione scientifica, che trasmetta le prospettive e insegni ad interpretare affermazioni o risultati, il giornalismo e la divulgazione scientifica si troverebbero di fronte un pubblico impreparato a ricevere e assimilare le informazioni. Un pubblico non preparato a leggere il dato è impermeabile anche all’informazione più basica, e corre il rischio di rigettarla o addirittura interpretarla attraverso una lettura incorretta. Un pubblico impreparato non è più pubblico, ma solo cliente. E il cliente non chiede di essere formato, ma solamente intrattenuto. Educazione scientifica, giornalismo scientifico, divulgazione scientifica, tre categorie differenti, che hanno scopi e metodi e necessità differenti, ma che si appoggiano delicatamente l’una sull’altra. I meccanismi sono complessi e l’obiettivo è complicato, richiedendo professionalità, dedicazione, e competenza. Si consiglia vivamente di non lasciare il tutto all’improvvisazione.

Scripta

30 venerdì Ago 2013

Posted by Emiliano Bruner in Web

≈ 2 commenti

Tag

Giornalismo

Cheshire Street (by Phil Maxwell)

Internet ha cambiato tutte le regole dell’informazione. Sono cambiate le necessità, i criteri, le prospettive, il come e il dove, è cambiata la scala e sono cambiati i modi e i tempi. Come sempre quando ci sono grandi cambi tecnologici, l’errore più frequente e naturale è quello di utilizzare i nuovi strumenti con la mentalità di quelli passati. Spesso si pensa che un nuovo strumento serve solo a fare meglio lo stesso lavoro di prima, senza capire che la parte più importante di una innovazione è invece il cambio di possibilità. Tra le tante conseguenze del passaggio, che terranno ben intrattenuti i sociologi della comunicazione per decenni, vale la pena ricordare a livello giornalistico l’aumento esorbitante dei tempi di persistenza di un documento e di accessibilità di una data notizia. Un articolo tradizionale scritto su un periodico si leggeva qui e adesso. Il giorno dopo la pagina stava nella lettiera del gatto, o assorbendo liquami del fondo del cestino della spazzatura, e non era cosa frequente andare a ripescare trafiletti dagli archivi. Invece un documento pubblicato in una pagina web resta lì per tutto il tempo necessario, a la mercé dei motori di ricerca e di lettori che lo potranno leggere, rileggere, e forwardare, fino a che Google non ci separi. Gli articoli minori, colonne di riempimento destinate all’oblio e alla lettiera felina, sono quelli che più possono approfittare di questa eternità digitale. Gli articoli minori sono anche quelli a cui spesso vengono destinati i giornalisti meno collaudati, e per i quali il rigore è meno importante. Gli articoli minori sono quelli dove per esempio molto frequentemente sigle, nomi, affiliazioni, o referenze, si ritrovano ingiustamente maltrattati da improbabili serie di errori di trascrizione, fallimento incomprensibile di un semplice ma inefficiente processo di copia e incolla. Beh, fino a quando la mancanza di rigore rimaneva nella lettiera del gatto poco male. Ma adesso che la notizia rimane incastonata tra i pixel, e amplificata dall’eco infinito degli ipertesti, si consiglia una dose più generosa di attenzione. E, in molti casi, anche un occhio di riguardo per alcune interessanti basi della grammatica e della sintassi, che la tastiera batte dove poi l’occhio duole …

Zahra

28 mercoledì Ago 2013

Posted by Emiliano Bruner in Politica, Società

≈ Lascia un commento

Tag

Giornalismo, Iran, Zahra Kazemi

Zahra KazemiGrande salto democratico in Iran, dove le donne giornaliste possono assistere ad una conferenza stampa con gli uomini … purché rimangano inginocchiate a terra. La scena è ripugnante, e verrebbe la voglia di menare serie legnate a quelle decine di trogloditi che nel mentre sorridono tranquilli seduti sulle loro sedie e accettando con una certa disinvoltura (quando non addirittura difendendo) questa situazione di degrado umano e morale. La Repubblica dedica una foto, El País un ricco articolo sul giornalismo al femminile in Iran, dove si raccontano casi e situazioni di denuncia sulle condizioni inumane della cultura iraniana. C’è la storia di Zahra Kazemi, giornalista iraniano-canadese morta “per cause accidentali” nel 2003 dopo un arresto illegale da parte di ufficiali del governo Iraniano, con segni di tortura, violenza carnale, fratture del cranio, dita rotte, unghie divelte, contusioni addominali e toraciche, frattura del setto nasale, tagli e frustate. Le situazioni del sistema giuridico e penitenziario sono totalmente in mano a una oligarchia fondata su corruzione e tortura. Amnesty International e altre decine di organizzazioni per i diritti umani riportano costantemente dati e informazioni, ma situazioni di degrado umano come questa richiedono cambi generazionali drastici. Si continua a parlare di un confronto tra l’occidente e l’Islam chiamando in causa il ruolo dell’alta politica e della cultura su larga scala, ma alla fine tutte le transizioni avvengono per un cambio di prospettiva che nasce dalle necessità più o meno crude del popolo, nel bene come nel male. I primi che dovrebbero opporsi agli eccessi medievali dei governi islamici dovrebbero essere gli islamici stessi, quelli veri, quelli che portano avanti una ideologia reale, attuale e culturalmente strutturata, e che vedono la loro stessa ideologia minacciata da dentro, per colpa di chi la manipola perpetrando atrocità in suo nome. Sappiamo ormai da tempo che gli avversari sono quelli che ti stanno seduti di fronte, ma i veri nemici sono quelli che invece ti puoi ritrovare accanto. Questo rifiuto interno della società islamica contro l’estremismo sta tardando troppo ad arrivare, e se da un lato bisogna opporsi attivamente contro le oligarchie becere e inumane, al tempo stesso non si deve mai dimenticare il ruolo determinante del silenzio di tutti gli altri.

Primapagina

22 giovedì Ago 2013

Posted by Emiliano Bruner in Web

≈ Lascia un commento

Tag

Giornalismo, Lercio

Lercio 2013

Per sapere come stanno le cose, conoscere la storia del remo di Marte, i mille usi della molletta per i panni, o le difficoltà di oggigiorno nel trovare un extracomunitario da picchiare ….

L’informazione, prima di tutto.

Occhio alla penna!

26 mercoledì Giu 2013

Posted by Emiliano Bruner in Economia, Politica, Società

≈ 2 commenti

Tag

Giornalismo

Libertad de expresión (Malagón)Non credo di essere troppo pessimista nel dire che le cose francamente non stanno funzionando. I processi economici sono annodati su se stessi, i livelli sociali a rischio sismico, la politica in dissesto cronico e sul ciglio costante dell’infarto, le risorse culturali quasi in coma vegetativo. In Italia forse almeno uno l’hanno messo fuori gioco per sette anni, ma tutti gli altri milioni stanno ancora a piede libero e mani sciolte. In questo disastroso stato generale di troppe macerie e pochi orizzonti, ce ne è per tutti. Banchieri, politici, amministratori, impresari, hanno fatto mambassa di diritti e privilegi, creando un sistema di abusi e di compromessi che si sta strozzando da solo. Certo non si può pensare che tutto questo sia accaduto in un mondo dove invece “il popolo” è saggio, giusto, e ingiustamente vessato e soggiogato da una élite di filibustieri. Banchieri, politici, amministratori, impresari, sono un campione aleatorio del popolo stesso, e ne condividono valori medi e forma di pensiero. Possiamo discutere sulle percentuali (e qui si che sono pessimista), ma non sul fatto che tra i banchieri o tra i parlamentari ci sono le stesse tipologie umane che possiamo incontrare tra i professori, i geometri, gli idraulici o le casalinghe. Non possiamo pensare insomma che banchieri e politici siano una selezione di maligni, attentamente scremati da un popolo di onesti. Detto questo, ormai la situazione al trabocco ha da tempo fatto cadere i peli sulla lingua, e si dà sotto a tutti senza remore né mezze parole. Con una certa eccezione: ad oggi è ancora tabù puntare il dito contro i giornalisti. Criticare il giornalismo è automaticamente interpretato come atto anti-democratico. Quasi fossero una casta di sacerdoti, forse in virtù di passate persecuzioni o forse perché custodi delle chiavi del tempio, sono strenuamente difesi senza ombra di dubbio o di macchia. Difesi soprattutto, a spada tratta e con unanime reazione, dai mezzi di comunicazione, ovvero da se stessi. Filtrando direttamente l’informazione e decidendo l’orientamento delle critiche e delle tendenze, si guardano bene da rivolgere l’arma verso loro stessi. La barriera alla critica è talmente costante e ben integrata che risulta estremamente impopolare e controproducente accennare a qualsiasi responsabilità o difetto del sistema giornalistico. Ora, tornando alle considerazioni precedenti, sarebbe statisticamente improbabile che la classe giornalistica non avesse gli stessi limiti che costantemente denuncia in tutte le altre classi o corporazioni. E in questo caso è bene ricordare che il danno (e la responsabilità) è proporzionale alla potenza dell’arma. E l’arma di distruzione di massa più subdola, oggi più che mai, è l’informazione.

Lontano …

16 domenica Giu 2013

Posted by Emiliano Bruner in Scienza, Società

≈ 2 commenti

Tag

Divulgazione scientifica, Giornalismo, Informazione

Lontano (Corto Maltese)L’informazione ha un peso, e un valore. Entrambi dipendono da variabili e parametri che cambiano in funzione degli obiettivi. Le notizie sono informazioni, e hanno un peso, e un valore. Il valore della notizia dipende da fattori che a volte hanno a che vedere con la notizia stessa, e a volte invece con l’intorno della notizia. Per esempio un fattore intrinseco della notizia è il suo effetto sulla vita delle persone. A effetto maggiore, valore maggiore. Un fattore estrinseco invece è la sua località: se è avvenuto vicino casa ha un peso maggiore di qualcosa che invece è avvenuto lontano. A parità di “peso assoluto”, il fattore geografico aggiunge una correzione proporzionale che fa valutare con maggior interesse notizie locali verso notizie lontane (e lo stesso si può perfettamente applicare anche al fattore cronologico: a parità di importanza assoluta, un evento attuale interessa di più di un evento lontano nel tempo). In alcuni casi questo rientra in un pragmatismo ovvio: le notizie locali (e attuali)  mi servono per organizzarmi la vita. Molte altre volte è invece semplice politica locale da buon vicinato, dove una mano lava l’altra per interesse, quieto vivere, o condivisione di intenti. In altri casi ancora il localismo è una pura necessità sociale, valor di branco, necessità di affiliazione, sfruttata dai mass-media per “creare” notizia, invece che per “comunicare” notizia.  La ricerca scientifica è un caso spesso abbastanza evidente: i risultati dell’università locale o degli enti di ricerca locali, anche se hanno una influenza generale e non riguardano nessun aspetto della vita locale, vengono sponsorizzati nelle proprie città o nazioni con un peso molto maggiore delle attività di ricerca che non provengono dalle istituzioni fisicamente prossime. Molte ricerche scientifiche hanno un interesse divulgativo indipendente da dove e da quando siano state fatte ma, sempre a parità di peso, i mass-media contano quasi integralmente con quelle presentate in quella stessa settimana e dalle istituzioni della propria città o nazione. Fino a qualche tempo fa c’era un vincolo geografico associato alla reperibilità delle fonti e delle persone. Ma oggi con internet queste barriere non esistono, e si può accedere a qualsiasi fonte o a qualsiasi persona indipendentemente dalla sua distanza geografica. Nonostante non ci siano più vincoli locali nell’informazione, si continua a dare al fattore locale un peso estremo. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, anche nella società digitale. Bisogna dire che, a parte il tema della comunicazione, questo paradosso tra un mondo globale e una informazione locale lo troviamo a tutti i livelli. In una situazione dove le reti tecnologiche e sociali stanno creando un sistema nervoso globale del nostro pianeta, in questo oceano di informazione, si osserva spesso una rivalorizzazione dei livelli locali. E`come se, per eccesso di informazione globale, saturazione di stimoli, o chissà per delusione al momento di condividere e scoprire tutta questa informazione lontana nel tempo e nello spazio, la società stesse rivalutando l’organizzazione in piccole dosi della sfera locale, molto più agibile e personalizzata. Quando l’orizzonte si perde troppo lontano, lo sguardo cerca un riferimento prossimo, e possibilmente a portata di mano.

Info

  • Bio

Feeds …

RSS Feed

La rete ...

  • Paleoneurology
  • Quenantropo
  • La Milonga del 27
  • Museo Mendoza
  • L'Ippogrifo
  • Antropológica Mente
  • JotDown (EBruner)

Temi ...

Arte Cultura Fotografia Musica Politica Scienza Società Storia Video Web

Imago ...

  • 2000 light years from home
  • 500px
  • Head Brain
  • Kill to Shoot
  • Lagrimas de ambar
  • Nightpainters
  • Scott Kelby
  • Steve McCurry's Blog
  • Steve McCurry's Tumblr
  • The Travel Photographer
  • Urban Fragments
  • Wall to Watch

Dal mondo ...

  • Il Post
  • Internazionale

Breaking news ...

  • Il Fallo Quotidiano
  • Lercio
  • Libernazione

Pillole ...

  • Darwinite
  • Figures in Action
  • Makkox
  • Zerocalcare

RSS Internazionale

  • Le donne nere si riprendono il folk
    Our Native Daughters, Samm Henshaw, Santiago Córdoba, Helado Negro, Dino Fumaretto: cinque canzoni da ascoltare nel weekend. Leggi

RSS Spinoza

  • L’ultimo vecchio ponte
    Genova, i vertici di Autostrade ai funerali delle vittime. Come sponsor della cerimonia. Anche l’amministratore delegato di Autostrade ai funerali. È passato con il cestino per riscuotere i pedaggi. La folla applaude Salvini e Di Maio. Sono riusciti a tacere per più di un’ora. (Ok gli applausi al funerale, ma forse Salvini poteva evitare lo [...]

RSS Carmilla

  • La natura crossmediale degli eroi contemporanei
    di Gioacchino Toni Giorgio E.S. Ghisolfi, Superman & Co. Codici del cinema e del fumetto, Mimesis edizioni, Milano-Udine, 2018, pp. 242 , € 18,00 Nonostante il rapporto che lega cinema e fumetto sia da tempo dibattuto tra gli studiosi, scarseggiano analisi comparative sui codici che li caratterizzano ed il recente volume Superman & Co. Codici del cin […]

RSS Pikaia

  • PARMA – XII Parma Darwin Day – Le piccole cose che governano il mondo
    Appuntamento di informazione e confronto culturale a ingresso libero promosso dal Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale per celebrare la figura di Charles Darwin

RSS Sdrammaturgo

  • Sonetti del barbiere libertario – 10
    Er ministro der baretto   Ma ce pensi? Chi l’avrebbe mai detto che uno dar bancone de ‘n baretto – e dico no pe’ finta: pe’ davero – arivava diretto ar ministero. A ordinà ‘n amaro era ‘n provetto o a sentì ‘r cuggino che j’ha detto: “Tra mezze staggioni, froci e Fornero, ner dubbio […]

Leave youe email to follow this blog!

Il fratello di Parascandolo

Meta

  • Registrati
  • Accedi
  • RSS degli articoli
  • RSS dei commenti
  • WordPress.com

Chi & cosa …

Altan Americani antropologia Archivi digitali Armi Biblioteche digitali Carlo Cipolla Chiesa Cattolica chitarra classica Cina Collezioni fotografiche Corruzione Creazione Crisi decisioni demagogia Democrazia Divulgazione scientifica Elezioni El Roto Emigrazione estremismo Europa evoluzione Figures in Action Formazione Fotografia storica Fracking George Orwell Giornalismo Grafica Guerra Hugo Chavez Informazione Innovazione insegnamento Internet Ipocrisia Ipocrisia sociale Iran Jesper Storgaard Jensen La morte La realtà Libri Mariangela Melato Massimo Bucchi Master Mediterraneo Mente estesa Miguel de Unamuno Olimpiadi Palestina Papa Pivo Reti sociali Riccardo Sgarbi Ricerca riproduzione Risorse energetiche Roma San Lorenzo scuola Spagna Stati Uniti d'America Street Art Struttura sociale Sviluppo tango terrorismo Tumblr UNESCO Università Violenza Voto Youtube
Annunci

Blog su WordPress.com.

Annulla
Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie