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La graticola di San Lorenzo

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Archivi tag: antropologia

Nell’occhio dell’orango

23 mercoledì Ago 2017

Posted by Emiliano Bruner in Fotografia, Personaggi, Web

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antropologia, landscape photography, Luca Fiorenza, primati

Luca Fiorenza (Roma, 1975) insegna anatomia e evoluzione umana alla Monash University di Melbourne, Australia, e fa ricerca soprattutto su denti e paleodieta. Antropologo, primatologo, e viaggiatore, ha appena aperto la sua pagina web di fotografia, Luca Fiorenza Photography, con immagini impressionanti soprattutto di fauna e di paesaggi. Ci racconta qualcosa sulla fotografia in questa intervista …

Che cos’è che ti fa decidere di voler fotografare una scena, un oggetto, una persona?

Dipende tutto dal contesto, se si ha un idea ben precisa di quello che si vuole fotografare, e dipende soprattutto dalla storia che vuoi raccontare. In questi casi, al di là del soggetto, è importante anche la scelta della luce e quella dell’obiettivo. Puoi usare lo stesso soggetto ma inquadrarlo da un’angolatura differente, oppure scegliere di fotografare in pieno giorno o durante le ore notturne. Questa strategia funziona benissimo nella landscape photography, dove si ha tutto il tempo di scegliere il soggetto e decidere quale obiettivo usare (in genere un grandangolo) ed in quale ora del giorno (o della notte) fotografare. Ovviamente questi principi valgono meno nella street phototography, dove generalmente non hai tempo di decidere tutti questi parametri, e devi essere pronto a catturare la scena, la persona, l’oggetto più interessante. Forse è per questa ragione che preferisco fotografare paesaggi …

Fotografi e internet: opinioni e suggerimenti su come decidere se mettere online foto ad alta o bassa risoluzione.

Oggi, la fotografia rappresenta la forma d’arte più comune del pianeta. Tutti hanno una macchina fotografica, che non deve necessariamente essere professionale e costosa; basta uno smartphone per fare una buona foto. Si è passati quindi da un mondo d’élite dove nel villaggio di turno c’erano un dottore ed un fotografo, ad oggi dove anche la nonnina di 90 anni scatta la foto ai suoi nipoti con un telefono cellulare. Siamo quindi in un periodo saturo di fotografia e probabilmente di fotografi. Se si vuole emergere in questo mondo, bisogna sviluppare un proprio stile personale, cercare di essere differenti, raggiungendo il più alto numero di persone possibile. In questi casi internet rappresenta un elemento essenziale, specialmente se si è alle prime armi. Social media come Facebook o Instagram possono essere utilizzati per farsi pubblicità e condividere le proprie foto con amici ed amici degli amici. Ci sono anche altri siti dove si possono mettere foto ad alta risoluzione come smugmug, squarespace o 500px, e creare il proprio portfolio. In particolare, questi siti permettono di togliere la funzione di salvare l’immagine al computer cliccando sul tasto destro. Si possono anche inserire i cosiddetti “watermarks” che vengono superimposti sull’immagine per proteggerla. Io personalmente preferisco guardare, osservare, un’immagine a pieno schermo, piuttosto che una pixelata a bassa risoluzione. Quindi suggerisco di utilizzare siti che permettono di caricare immagini ad alta risoluzione, anche per far risaltare la bellezza delle foto, cosa difficile con immagini a bassa risoluzione.

Un consiglio a chi si avvicina alla fotografia digitale …

Un consiglio generale è quello di iniziare con una macchina fotografica (non necessariamente una reflex) base e con un ottica con zoom entry-level, senza dover spendere molto. In questo modo, l’avere un obiettivo che può lavorare con più di una lunghezza focale, ci da la possibilità di esplorare che tipo di fotografia ci piace di più. Solo in un secondo momento, quando si è fatta un po’ di pratica, e magari si è sviluppata una preferenza per un genere fotografico, come quello architettonico oppure ritratti, si può scegliere un’ottica più specifica ed adatta al tipo di fotografia si vuole intraprendere. Un altro consiglio è quello di iniziare a familiarizzare con software per l’elaborazione digitale delle foto, dove si può trasformare una foto decente in un piccolo capolavoro. Infine, il mio ultimo consiglio, è quello di portarsi la fotocamera con se in ogni occasione, e fare più pratica possibile. Quante volte ci siamo rammaricati di aver perso l’opportunità di fotografare un momento “magico” perché’ non avevamo la macchina fotografica con noi?

 

 

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I colori della dignità

05 lunedì Set 2016

Posted by Emiliano Bruner in Scienza, Società

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antropologia, razze

I colori della dignitàIl concetto di razza in antropologia ha generato più problemi che soluzioni, mescolando questioni scientifiche e sociali, distanze genetiche e fattori morali. Iniziamo col chiarire dove si sovrappongono biologia e cultura e dove, invece, hanno davvero poco da condividere. La percezione della diversità è qualcosa di atavico che nasce con il concetto stesso di “gruppo sociale”, ma la misurazione e lo studio di questa diversità è invece un qualcosa molto più recente, e proprio di questa disciplina che chiamiamo antropologia, un campo dedicato a investigare la storia naturale del genere umano. Quantificare e classificare è stato da sempre l’obiettivo basico delle scienze naturali, soprattutto dopo quelle epoche di esplorazioni e di scoperte che ci hanno portato a curiosare attentamente in ogni angolo di questo pianeta. La diversità umana non poteva passare inosservata, e fu così che la nostra cultura occidentale iniziò un lungo (e sofferto) cammino di interpretazione di questa variabilità, mescolando con scarso successo e con molta confusione ragioni scientifiche, culturali, morali, legali, economiche e religiose. Opinioni, speculazioni e pregiudizi si mischiarono senza troppe regole né cautele, nel tentativo da parte di alcuni di riconoscere diritti e difendere la dignità, e di altri di difendere privilegi e mantenere la popolazione in una condizione di violenza tribale più facile da manipolare. Senza contare che la confusione come sempre risultò utile per nascondere e addirittura giustificare disturbi sociopatici e abusi incondizionati. La persecuzione dell’”altro” ha rappresentato sempre una buona scusa per scaricare le tensioni e l’aggressività di un gruppo, e quanto più “altro” quanto meglio si adatta al ruolo di capro espiatorio. Nel secolo sedicesimo le Leggi di Burgos dichiarano che gli indigeni hanno un’anima, e dopo molti anni arriveranno effettivamente ad avere addirittura dei diritti. Però nel mentre molta acqua è passata sotto i ponti, portando con sé una quantità impressionante di morti e perseguitati nel nome delle differenze razziali. E, nonostante i successi che abbiamo ottenuto in questo ultimo secolo, il problema è ancora molto lontano dall’avere una soluzione accettabile. [Continua a leggere l’articolo sulla Rivista del Centro Studi Città della Scienza]

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